Lo zaino bianco dell’Allalin
Prendi i rampanti, prendi le corde, attiva i tranceiver e vai.
Appuntamento alle 8.00 a Kalbermatten dopo aver sorseggiato solo un goccio di caffè per non fare tardi. Oh, gli svizzeri sono precisi e io l’unico italiano, non facciamo brutte figure, ma fortunatamente non ero l’ultimo.
Theo e Mario mi guardano, sorridono, ma rimangono sempre con quello sguardo di chi deve capire chi ha di fronte. Scrutano tutti, sollievo per me che penso di essere sempre in difetto e invece no, subito prova tranceiver e si parte, T-bar e la cabinovia rossa per Felskinn, quella di Last Christmas.
Natale è lontano, anzi siamo più vicini a Pasqua, primo aprile, chissà cosa ci riserverà questa giornata.
Lo scialpinismo è bello perché ognuno sfoggia i suoi colori tra le giacche, pantaloni, sci e scarponi: c’è il nero, l’azzurro, il rosso, l’arancio, il giallo, il verde e più il fucsia. Basta Felskinn, basta guardarsi, prendiamo la Metro, quella più alta del mondo, ma ci fermiamo a metà strada. Si aprono le porte, c’è un tunnel, poi un cunicolo di ghiaccio e neve, e io, come al solito, ho ancora tutto da sistemare tra zaino, sci e abbigliamento.
Usciti dal tunnel, una piccola superficie di roccia e neve dura, e un panorama da «ultimo giorno della tua vita».
Avrei voluto godermelo un attimo in più, ma ricordo il mio respiro che sa di fresco. Un minuto dopo, sci ai piedi, Mario grida «Andiamo, andiamo!»
Il dirupo di ghiaccio è lì, si scende uno alla volta, si grattano tutte le lamine, piano piano poi giù, e attenti alle rocce.
Scavalliamo due colline di ghiaccio, la neve è come deve essere dopo il vento che arriva da nord, a volte increspata, un mare, a perdersi con queste montagne che sembrano isole. E il ristorante? Mario? Dove sta la pizzeria? Si scherza eh, non abbiamo mica tempo, forse due minuti, si va.
Due guide, due gruppi, due corde. Sono subito dietro Mario, che parte con un bel ritmo. Ogni tanto ci fermiamo, risate, foto, quanto è bello il ghiacciaio dell’Allalin, e mentre guardi scorri con le pelli e guardi il passo.
Mario si ferma, ALT, è il momento dei rampanti, e ora si fa sul serio. C’è un po’ di ghiaccio che si riflette sugli occhiali da sole dell’altro gruppo un po’ più in basso. È bello vederli salire, abbagliati da una luce stupenda.
Ancora due cambi di direzione e siamo in vetta. Un abbraccio, un grande sorriso, il sole è ancora dalla nostra parte e le nuvole lontane. Pelli nello zaino, sci, si scende.
La libertà che si prova nei primi secondi è inappagabile, gli sci sono pennelli e le lamine tagliano la crosta ventosa, e più veloce si va più le briciole di neve recuperano la loro caduta.
La larghezza, l’immensità, il Cervino e la catena del Rosa di fronte, e ti lasci indietro l’Allalin, come uno zaino pieno di ricordi. Poi, a mano a mano che scendi, la neve si fa dura, poi ghiaccio e rocce, poi solo rivoli di ghiaccio tra rocce e muschio. Theo è lì, ha capito che siamo un po’ in difficoltà, non è la neve del Mediterraneo questa, è tutto l’opposto.
La stanchezza mi assale, le forze scendono, le lamine sempre più flesse tremano, e con esse le mie cosce.
«Spingi, spingi» mi dice Theo, ma la forza viene meno. È la testa, dicono, ma forse è il cuore, che quando è sfinito non ti lascia scampo. Crampi, e spinte sulle braccia, fino a Taschalp. Un attimo di tregua, è quasi finita, l’ultima foto felici di fronte al sole, e poi ancora un po’, attraversando il fiume.
Fino alla fine della neve. Ci si toglie tutto, ci si spoglia di tutto e si rimane lì, stanchi e increduli a capire ciò che si è fatto. Ultimi abbracci, poi giù a prendere il trenino rosso per Stalden, e poi risalire a Saas Fee, per completare l’anello con il ghiacciaio incastonato.
Niente oro, solo rocce e ghiaccio che brilla, tesori che un giorno scompariranno, come noi, fatti di cuore e carne e tanti errori, e che troviamo pace, sudati, quando guardiamo e capiamo, la bellezza.
Tourenleitung | Mario, Theo |
Bericht | Aldo |
Fotos | Alle |
Teilnehmende | Adel, Aldo, Adrian, Charly |
Dennis, Michaela |